Negli ultimi dieci anni, ahinoi, le situazioni di crisi sono state molteplici ed hanno messo, non di rado, gli italiani a fare i conti con l’esigenza di trovare la liquidità necessaria per far fronte al pagamento di spese non differibili temporalmente. Dalla crisi del debito sovrano a quella più recente causata dalla guerra in Ucraina, passando per il covid e il significativo aumento dell’inflazione, i cittadini del Belpaese hanno vissuto momenti di difficoltà, piccole o grandi che siano.
Esistono svariati modi per reperire liquidità e far fronte alle spese da dover sostenere. Il primo, quello che viene immediatamente in mente alla maggior parte delle persone, è quello di rivolgersi ad un istituto di credito e contrarre un piccolo prestito. Un’opzione che è percorribile a chi dispone di un reddito certo e continuativo, mentre risulta difficilmente applicabile a chi non ha un contratto a tempo indeterminato oppure percepisce uno stipendio modesto.
Anche i soggetti con altri debiti in corso, ad onor del vero, potrebbero incontrare delle oggettive difficoltà nell’accendere un nuovo prestito, a meno che non sottoscrivono un prestito per consolidamento debiti: in questo caso, si raggruppano tutti i finanziamenti in corso in un unico prestito, con un’unica rata da dover riconoscere al soggetto erogante.
Quando si decide di ricorrere al mondo del credito, indipendentemente dalla tipologia di prestito sottoscritta, è necessario tenere in considerazione alcuni fondamentali aspetti. Ad esempio, il tasso da dover riconoscere alla finanziaria, fattore che, di norma, fa propendere per la sottoscrizione di un prestito piuttosto che un altro.
I costi, però, non si limitano solo agli interessi, ma includono altri capitoli piuttosto salati. Basti pensare alle spese di istruttoria, alle commissioni di incasso rata o alla penale da dover pagare in caso di estinzione anticipata del finanziamento. Una serie di oneri che variano sensibilmente da istituto a istituto, spesso assai gravosi per le tasche di ogni singolo consumatore.
Costi oltremodo economicamente impegnativi se l’importo richiesto non è particolarmente elevato, contribuendo a creare un TAEG (tasso effettivo del prestito) piuttosto marcato. In questi casi, quindi, si possono valutare soluzioni alternative, che consentono al risparmiatore di non dover sopportare costi e il pagamento degli interessi.
Lo sanno bene, a tal proposito, i cittadini capitolini, che si recano da nel suo negozio per valutare i propri beni preziosi ed ottenere la miglior valutazione possibile per ottenere la liquidità richiesta. D’altro canto, in molti casi si possiede un gioiello o un bene prezioso che non si indossa da svariato tempo: trasformarlo in liquidità per sostenere le spese correnti, senza aumentare la propria esposizione debitoria, può essere un’ottima soluzione.
Prima di effettuare qualsiasi scelta, è caldamente consigliato procedere ad una comparazione delle offerte presenti sul mercato. La serietà di un compro oro, infatti, è il primo aspetto da tenere in adeguata considerazione e lo si può evincere da alcuni fondamentali aspetti, come, ad esempio, la consegna di un preventivo dettagliato dove sono indicati tutti i dati essenziali del bene oggetto di valutazione, la quotazione alla data in cui viene stilato e le modalità con le quali la transizione economica verrà regolata.
La legge, infatti, prevede che il pagamento in contanti può avvenire entro €.499,00: in tutti gli altri casi, l’acquisto del soggetto abilitato deve essere “tracciabile”, ovvero avvenire tramite bonifico bancario o assegno circolare. Una norma di rilevante importanza per comprendere se il soggetto col quale ci interfacciamo è affidabile e offra un servizio realmente confacente alle esigenze di ogni singolo consumatore, adempiendo a quanto previsto dalla normativa vigente.
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