Lo stress da virus danneggia (anche) i denti
Al COVID-19 non piace che si sorrida. Sembra che i trentadue inquilini della nostra bocca siano un bersaglio, se pure indiretto, del virus. Un fenomeno evidenziato dalla SIdP (Società Italiana di Parodontologia e Implantologia) i cui dentisti rilevano un costante aumento di problemi dentari, dovuti, in questo periodo, a situazioni di ansia e stress, conseguenti alle restrizioni che un po’ tutti stiamo subendo. Il bruxismo, che, lo ricordiamo, è il digrignamento dei denti nel sonno, sta moltiplicando l’uso dei bite di oltre il 30%. Non solo. Il consumo dentale causato, spesso aggrava eventuali parodontiti in atto, determinando una maggiore vulnerabilità del dente.
Che, su una superficie gengivale ancor più malata, spesso tende a rompersi del tutto. Le fratture dentarie si sono più che raddoppiate (120%) nell’anno trascorso rispetto al 2019. Luca Landi, che di SIdP è Presidente, ci segnala anche un aumento rilevante delle carie, quasi 20%, dovuto per lo più a una scarsa igiene orale adottata nel “down” di questi mesi. E lo stesso presidente sottolinea che, pur trattandosi di dati rilevati in USA, sono in pratica gli stessi che rileva l’Associazione che presiede.
Landi spiega ancora che “il bruxismo non è un fenomeno di secondo piano, se teniamo conto che i denti si toccano normalmente per meno di mezz’ora al giorno” (nella masticazione e nella deglutizione). Arrivano, però, a digrignare per un terzo di giornata, quando si vivono situazioni di estremo stress. In pratica il bruxismo, determina, in una sola settimana, lo stesso consumo che si riscontra in quattro mesi di “normalità”. Il 50% di consumo gengivale è una soglia certamente di allarme. Una occlusione dentale corretta potrebbe essere solo un ricordo.